SmartPhone: il dispositivo digitale più utilizzato
C’era una volta il telefonino che consentiva agli utenti di telefonare in mobilità connettendosi alle antenne analogiche (TACS e ETACS) sparse sul territorio suddiviso in celle - da qui la definizione di cellulare.
Poi vennero le antenne digitali (GSM) che consentivano anche l’invio di brevi messaggi (SMS) e che si svilupparono velocemente integrando connessioni sempre più veloci e affidabili alla rete Internet, attraverso il 2G (con GPRS e EDGE) e passando per il 3G (UMTS) e il 4G (LTE) mentre oggi si implementano le reti digitali 5G ovvero di quinta generazione.
Di pari passo con lo sviluppo delle reti digitali si sono evoluti anche i telefonini che a un certo punto sono diventati “smart”, ovvero intelligenti, e hanno assunto la denominazione commerciale di “smartphone”, contribuendo ad accrescere il numero di anglicismi presenti nel nostro vocabolario.
Per smartphone si intende un telefono con microprocessore dotato di uno strato software intermedio, ovvero di un Sistema Operativo come quello dei Personal Computer, in grado di assolvere a un numero maggiore di funzioni rispetto alla semplice telefonata o messaggio.
Tecnicamente il primo smartphone della storia risale al 1994 (IBM Simon), ma per quanto riguarda le finalità di questo articolo possiamo arbitrariamente far coincidere l’evoluzione tecnologica definitiva degli smartphone con il rilascio del secondo iPhone della Apple (11 luglio 2008).
La commercializzazione del iPhone 3G avviene infatti il giorno dopo l’apertura dell’iPhone App Store, una innovazione nella distribuzione del software e dei contenuti multimediali che ha impresso una svolta fondamentale per lo sviluppo e la diffusione degli smartphone così come li conosciamo oggi.
Tra le caratteristiche dell’iPhone 3G vanno annoverate il touch-screen, la possibilità di connessione alle reti digitali Wi-Fi e bluetooth oltre che alla rete cellulare, una buona dotazione di memoria per immagazzinare contenuti multimediali, una video/fotocamera, ma soprattutto la capacità di connettersi automaticamente all’App Store per acquistare, scaricare e installare nuovo software, giochi e musica, in modo semplice, automatico e senza rischi per la sicurezza.
Anche se Apple non ha inventato i telefonini dotati di Sistema Operativo, il Wi-Fi, il touch-screen e le piattaforme di distribuzione digitale di software e di contenuti multimediali, l’aver messo insieme tutte queste cose per creare un ecosistema hardware, software e di servizi, delimitato e controllato dalla stessa Apple ma aperto agli sviluppatori e ai creatori, ha inaugurato un modello rivoluzionario di sviluppo e di utilizzo degli smartphone e di altri dispositivi digitali.
Infatti, prima di Apple anche Nokia aveva provato a commercializzare smartphone con un sistema operativo evoluto (Symbian OS), touch-screen e quant’altro, ma la sua strategia commerciale non ebbe il successo che poi avrebbe avuto Apple a causa della scarsità di applicazioni da installare sul telefonino. Quando l’App Store apriva i battenti per il lancio dell’iPhone 3G, invece, conteneva già circa 500 applicazioni che diventavano circa 2,2 milioni nel 2017.
Il modello commerciale, di servizio e di sviluppo software imposto da Apple ha segnato una transizione epocale nella diffusione dei dispositivi digitali, tant’è vero che i suoi concorrenti hanno dovuto faticare parecchio per raggiungerla.
Tra i principali concorrenti si annoverano Google, Microsoft e Amazon ognuno con il suo “app store”. Google nel frattempo è diventata leader del settore, arrivando a conquistare più dell'80% del mercato degli smartphone in alcuni paesi, puntando sul software e sui servizi piuttosto che sulla produzione hardware, ovvero puntando a far installare il suo Sistema Operativo Android sui telefonini prodotti dall’industria dell’elettronica di consumo, Samsung in testa.
Microsoft e Amazon, invece non sono stati molto determinati nell’insidiare il mercato degli smartphone, ovvero dei Sistemi Operativi per telefoni cellulari, probabilmente perché il loro “core business” (attività principale) non avrebbe consentito una strategia più aggressiva (accordi commerciali preesistenti, leggi antitrust, investimenti programmati in altri settori, etc.).
Tuttavia, sia Microsoft che Amazon, come Google e Apple, hanno attivato i loro app store per la distribuzione di software e contenuti a dispositivi digitali diversi (come Personal Computer, console game, eBook reader, etc.).
Infatti, le piattaforme di distribuzione digitale di software e contenuti, ovvero gli app store, ponendo dei limiti e dei controlli a monte dell’utente finale presentano indubbi vantaggi sia per l’utente che per le stesse aziende proprietarie, ma anche potenziali rischi.
Cercheremo di affrontare l’argomento in maniera più approfondita in un altro articolo, ma brevemente possiamo evidenziare che l’acquisto di uno smartphone - e anche di altri dispositivi digitali - comporta l’accensione di un “conto”, account o registrazione, presso il fornitore del servizio di distribuzione del software e dei contenuti.
I nostri dati personali vengono quindi immagazzinati da queste grandi aziende che conservano anche un elenco delle nostre app installate e degli acquisti di software e contenuti, ma generalmente anche una copia, un backup, di molti altri dati come ad esempio la nostra rubrica telefonica e le foto scattate con il dispositivo digitale.
Il vantaggio per noi utenti è che non dobbiamo preoccuparci di fare gli aggiornamenti del software, di verificare che il software installato sia sicuro e se cambiamo cellulare o lo perdiamo, possiamo facilmente recuperare i nostri dati per trasferirli su un nuovo dispositivo.
In sostanza, il nostro account presso questi grandi fornitori di servizi software e contenuti è in fin dei conti diventato più importante dell’hardware, ovvero del telefonino fisico che consente di usufruire di questi servizi.
Inoltre per quanto riguarda gli smartphone in particolare, la scheda telefonica SIM obbligatoriamente registrata a nome di una persona reale e associata a un numero di telefono, consente a molti servizi digitali di sfruttare con il nostro consenso lo smartphone in nostro possesso o il nostro numero di cellulare come sistema di identificazione e autenticazione, ad esempio per usufruire di servizi bancari online.
Lo smartphone è diventato una sorta di nostro alter ego digitale, dotato di sensori GPS e di altro tipo, potenzialmente in grado di tracciarci in tutto quello che facciamo, che acquistiamo e che pensiamo scambiandoci messaggi e facendo ricerche su Internet.
Non possiamo più fare a meno degli smartphone e dei dispositivi digitali, ma dobbiamo stare attenti a quali dati personali vengono raccolti, come sono utilizzati, chi può accedervi e quali misure di sicurezza vengono implementate per impedire eventuali furti di dati, usi illeciti o anche usi indiscriminati da parte delle stesse app che installiamo volontariamente.
Allo stesso tempo, dobbiamo implementare le nostre misure di sicurezza e soprattutto diventare consapevoli dell’importanza del nostro o dei nostri account presso questi grandi fornitori di servizi digitali. Un eventuale furto della nostra identità digitale custodita da queste grandi aziende di servizi online è di gran lunga più dannoso di un eventuale furto fisico del nostro più costoso telefonino.